Laboratorio residenziale nell’ambito del “Seminario di danza terapia con Alberta Assandri – Non lasciamo scappare la musica che svoltosi a Sant’Apollinare – Mondaino dal 29 agosto 5 settembre 2020.
La parola italiana ambigramma, la cui nascita viene attestata al 1986, deriva dall’inglese ambigram, termine coniato da Douglas Hofstadter che, effettuando una ricerca lessicale insieme ad altri amici, arrivò al lemma corrente, formato dal prefisso latino ambi-, che significa doppio, e dal radicale greco -gram, che significa campione di scrittura.
Tenet è un film del 2020 scritto e diretto da Christopher Nolan. Il protagonista, di cui guarda caso non viene mai indicato il nome, partecipa a un’operazione segreta che si svolge in un arco temporale “speculare”, grazie ad una strano dispositivo di inversione del tempo sviluppato in futuro a noi sconosciuto.
In questo laboratorio proprio il nome diventa la chiave di comprensione di aspetti filosofici riguardanti la nozione di tempo. Indagare il nostro rapporto con il proprio nominativo, o meglio acquisire consapevolezza sui pochi segni, tracciati sul foglio, che rappresentano noi stessi, può essere divertente, e può insegnarci molte cose inaspettate.
Il nome di battesimo (o anagrafico) è ciò che amorevolmente ci hanno donato i nostri genitori, nei primi nostri giorni di vita; in questo dono si concentra tutta la soddisfazione di un percorso, che dal concepimento al parto ha dato il suo frutto, e tutta la speranza di un divenire ancora incerto, ma talvolta anche un “carico” che facciamo fatica a portare con noi serenamente. Dai primi giorni, prima di imparare la pronuncia di questi segni, il nome segnerà definitivamente la nostra relazione intima con il mondo e con l’altro, dall’atto di cittadinanza presso la comunità di appartenenza. Che cosa accadrà del nostro nome dopo non lo sappiamo.
Il laboratorio non è stato un corso di disegno, neanche un corso di calligrafia e tratti caratteriali e forse neppure un corso di grafica forse è più un laboratorio di filosofia.
L’ambigramma è come il pesce del fiume, cioè abbocca quando vuole lui. Noi possiamo solo preparare la lenza con una buona esca e aspettare. Lo scopo dunque non è stato quello di realizzare a tutti i costi un ambigramma perfetto, ma imparare a guardare e scrivere il proprio nome in modo alternativo.
L’ esperienza di Edo riguardante il suo lavoro di tipografo è stata molto preziosa: tramite la descrizione, visione e manipolazione dei caratteri tipografici e font, provenienti dall’archivio del Museo della Stampa di Mondovì ci siamo preparati agli esercizi di disegno del proprio nome su carta con la tecnica classica di Betty Edwars.
Al termine abbiamo raccolto alcune impressioni: emozioni provate, senso di fallimento o successo messe a confronto nella condivisione dei tentativi e dei risultati. Non ci sono stati giudizi: qualsiasi risultato è stato comunque e sempre un bel disegno, anche se incompleto, poco leggibile ed estroso.