Quest’anno la Giornata del Contemporaneo verte sul tema dell’ecologia, connesso a quello della sostenibilità, e dunque “sottolinea il legame inscindibile che unisce l’essere umano alla natura e viceversa”. D’altra parte l’ecologia, termine coniato nel 1866 dal biologo tedesco Ernst Haeckel, cioè la scienza che studia le relazioni tra gli esseri viventi e l’ambiente in cui vivono, ha ampliato oggi il suo campo di interesse. Essa guarda infatti verso l’analisi scientifica dei bisogni, delle preferenze, delle aspirazioni e dei valori umani rispetto all’ambiente fisico, elementi riassumibili nel termine “ecologia umana”.
In questo contesto è stato presentato il libro: “Marmi colorati e le pietre da costruzione a Venezia”, Supplemento al volume 46; NATURA A VENEZIA, Parte Terza edito dalla Società Veneziana di Scienze Naturali (2021). Si tratta di un testo di rigore scientifico che, come specificato nella premessa, ci aiuta a interpretare e decodificare la funzione delle pietre naturali in ambito architettonico storico e artistico veneto.
Un incontro che è servito a interpretare e capire il linguaggio degli artisti del passato, ma è stato anche un invito a visitare la mostra AQUAE PETRA MUNDI che affronta il tema dal punto di vista dell’arte contemporanea.
Curata da Thomas Dalla Costa, allestita presso Villa del Bene a Volargne di Dolcè (VR), la mostra è visitabile dal 15 ottobre al 5 novembre 2023.
La mostra dal titolo “ACQUAE, PETRA, MUNDI”, a cura di Thomas Dalla Costa, vede esposte una serie di opere su carta e un’installazione del versatile artista roveretano Osvaldo Maffei, è un evento in cui le opere esposte sottolineano il ruolo dell’arte contemporanea nella riflessione su temi universali quali la memoria, il tempo e la natura.
Si tratta di una serie di carte disegnate e dipinte ispirate da un viaggio di studio sul Monte Baldo, montagna che si trova tra le province di Trento e Verona e svetta sul lago di Garda, organizzato nel 1991 dal Museo Civico di Rovereto. In quella escursione, Maffei ebbe modo di osservare e studiare gli ammoniti, grandi conchiglie fossili straordinariamente diffuse ma anche altrettanto importanti. Sono infatti considerati da archeologi e paleontologi come il fossile guida per eccellenza, venendo utilizzati in stratigrafia per la datazione delle rocce sedimentarie.
Osvaldo Maffei ha quindi intrapreso una sorta di viaggio nel tempo per scoprire, osservare e interrogare le impronte lasciate nella roccia da forme di vita che popolavano le acque del mare che, oltre 200 milioni di anni fa, ricopriva tutto il territorio Trentino, incluso il Baldo. La peculiare forma a spirale avvolta e impressa su un piano è senza dubbio la caratteristica più distintiva delle ammoniti, e le rende note a tutti. Tracciandone le spirali a mano libera sulla carta, quasi secondo un itinerario interiore che ne ha impresso la forma nella mente e che è vòlto a resuscitarne l’essenza (ecco qui la vera operazione concettuale, che è ben altro rispetto al frottage in cui molti di noi si sono cimentati da bambini), Maffei passa in seguito a stendere il colore.
Sono cromie ricavate da tempere e pigmenti di estrazione naturale, che richiamano i colori del Baldo e quelli del mare: dal verde della vegetazione, il blu ricorda l’acqua – elemento in cui i fossili vivevano –, passando per il giallo ocra che rimanda alle sfumature delle terre e di certe rocce del Baldo, e al rosso/rosato dei fiori quali peonie e ranuncoli che ne coprono i prati durante la bella stagione. Con queste immagini impresse sulle sue carte l’artista cerca quindi di riprodurre queste forme biologiche; non tanto, però, nel senso di realizzarne delle copie, quanto con un intento generativo, dal momento che cerca di riportare alla vita questi esseri viventi che sembrano così avere una seconda chance.