«Audite Coeli»
Marzo 20, 2020
Progetto VHS Osvaldo Maffei

Ci sono periodi della vita in cui sì lavora per creare cose nuove ed un altro in cui si riflette sul già fatto. In questi momenti così difficili, mi sono ricordato di alcuni miei lavori che apparentemente non centrano molto con la pandemia di codiv19 , ma, se andiamo ad analizzare con maggiore attenzione, ci accorgiamo che non c’è qualche correlazione con gli effetti di questa pandemia: alcune mie ricerche e riflessioni artistiche avevano centrato l’obbiettivo per quanto riguarda la società contemporanea e l’evoluzione della comunicazione in ambito religioso che a ben guardare appaiono molto attuali.

Mi riferisco in particolare ai miei lavori di ricerca sul’arte “sacra”, in particolare sugli spazi “sacri” e sulle modalità con cui l’innovazione interferisce con le pratiche liturgiche e le pratiche religiose: le icone o immagini liturgiche con i programmi iconografici delle chiese, le immagini votive, le immagini devozionali, le chiese stesse con la loro suddivisione interna ed esterna dello spazio, sono tutte espressioni di un “sapere” religioso che cerca di dare un volto ad un dio invisibile. Esse affondando le radici nella storia precristiana e nel tempo si sono trasformate fino alle attuali forme multimediali, si vedano gli ascolti da record a cui stiamo assistendo in questi giorni.

Come si può constatare oggi, l’apertura alle immagini del Concilio di Micea tenutosi nel 325, ha costituito un elemento imprescindibile della storia dell’occidente dagli esiti impensabili. Da allora di strada ne è stata fatta molta e nonostante questo legame sembrerebbe affievolirsi, la questione delle immagini e della comunicazione non è affatto scontata e chiusa. E’ pur vero che il confine fra arte “sacra” e arte “profana” è alquanto discutibile infatti come dice Andrea Dall’Asta, “ogni manifestazione artistica è suscettibile di rendere testimonianza di una aspirazione, di un grido o di un senso consegnato attraverso l’uomo creatore”, ma al di là di questo aspetto, le strade che ha intrapreso l’arte in questo millennio sono alquanto evidenti, seppur variegate ed indecifrabili alle nostre limitate analisi contemporanee.

Rimanendo in questo ambito religioso, già nel secolo scorso, Erwin Panofsky (Hannover, 1892 – Princeton, 1968), ci ha indicato tre gradi d’interpretazione dell’opera d’arte cosiddetta “sacra”:

“Pre- iconografico. Identificazione dell’oggetto primario o naturale: analisi pseudo-formale. Ci si pone di fronte all’opera in maniera acritica, e si riconoscono solo le forme come risultano dall’esperienza visiva pratica di ciascuno (forme, linee, colori).

Iconografico, identifica il tema convenzionale. Identificazione del soggetto secondario o convenzionale. Tramite la conoscenza di fonti letterarie e la familiarità con temi e concetti, si comprende il significato che è dietro la mera forma e dietro ogni immagine, storia, allegoria.

Iconologica, Identificazione del significato intrinseco o contenuto. Solo a questo punto si può giungere all’identificazione di tutti quei principi interni che evidenziano «l’atteggiamento fondamentale di una nazione, di un’epoca, di una classe, di una convinzione religiosa o filosofica: principi che una singola personalità inconsapevolmente qualifica e condensa in una singola opera».”

Omaggio a Paolo Orsi Osvaldo Maffei 1990

Sulla base di questa analisi a parer mio ancora valida, mi sono cimentato nel’arduo compito, forse un tantino autoreferenziale e poco umile, di rivedere alcuni miei lavori ed alcune mie ricerche pregresse alla luce di questi punti ultimi eventi.

Già nel 1990, la mia prima mostra di videoarte con l’installazione al Museo Civico, Rovereto in omaggio a Paolo Orsi, a ben vedere come ha intuito il prof. Mario Cossali nella presentazione, si trattava di una riflessione sul sacro, non solo perché il soggetto primario delle immagini trasmesse dal video, non è altro che una piccola statuetta votiva della collezione donata al museo da Paolo Orsi, denominata “tammata” che assieme agli “anathemata” dell’antica Grecia, potrebbero rappresentare l’origine di quelle immagini votive ancor oggi presenti nella tradizione popolare, ma anche perché il suo movimento circolare ossessivo e ripetuto al ritmo di una musica che rimandava ad una ritualità arcaica. ( Si veda: Religiosità popolare e spiritualità delle immaginette.Il Sacro nel tuo portafoglio 2018 DA ROBERTO TAGLIAFERRI)

http://osvaldomaffei.com/meta/ )

Nel 1993, nel pieno della guerra nei Balcani, in una mostra collettiva intitolata “Se una notte d’inverno un viaggiatore“, a cura di S. Giovanazzi e M. Zani a Castel Noarna, Nogaredo (TN), avevo presentato la videopera, con tre televisori e tre videolettori, che rappresentavano le mani ed i piedi di un rifugiato politico serbo di nome Tomic Neboja. L’opera lasciava intravvedere, forse incosapevolmente, uno stretto rapporto fra la Croce del Cristo e la tecnica di videoarte che avevo appena cominciato ad intraprendere. Si veda il bel catalogo fotocopiato in casa dagli artisti stessi.

Lo stesso anno 1993, partecipai alla mostra collettiva “No War” a cura Maurizio Scudiero, al Castello di Rovereto (documentato nel’articolo di Scudiero : “Artisti trentini contro la guerra, Estratto dagli “Annali N. 3” Museo della Guerra). In quella occasione ripresi il tema del sacro in forma più consapevole: nella antica cappella abbandonata del Castello, realizzai una croce a forma di tau, con impalcature Metalsistem, sei televisori ed un impianto con parabola satellitare per ricevere le onde della CNN Mobile Visual Stories. Le immagini erano visibili assieme ad un video montaggio sulla guerra con foto del Laboratorio di storia ed alcuni video amatoriali sulle varie missioni in Jugoslavia, video provenienti dal Centro della Pace di Rovereto

Videoinstallazione -performance, No War 1993 Castello Rovereto. Foto F. Cocco

Il 1 gennaio 1998 – realizzai una vera e propria Videoliturgia, nella Chiesetta di San Sebastiano, Calliano (TN) in collaborazione con Associazione Iride. L’evento fu raccontato dal’ antropologo Duccio Canestrini nel libro “Lo spirito della quercia”, Baldini&Castoldi, 2000, si veda anche http://osvaldomaffei.com/videoliturgia/

Il 22 agosto 2008 in occasione di Manifesta 7, eventi collaterali, Nella chiesetta romanica di S. Martino comune di Villalagarina, ebbi modo di realizzare forse l’opera più significativa dell’intero percorso, una croce composta da sei proiettori, posizionati ai piedi dell’altare e rivolti verso la porta di ingresso. Le immagini proiettate erano delle rielaborazioni cromatiche del film “La passione di Cristo” (The Passion of the Christ), film del 2004 scritto e diretto da Mel Gibson, con il sonoro in Aramaico. http://osvaldomaffei.com/whs/

Non fu un’esperienza nata dal nulla, dopo il Corso di Arte e architettura Sacra della diocesi di Trento, nelle varie mostre dell’UCAI su invito di Romano Perusini, potei mettere in mostra i lavori sul tema: un lavoro/progetto con la foto di una croce composta da sei videoproiettori che avrei voluto realizzare a S. Lorenzo e però non si realizzò mai, ma che fu possibile realizzare a S: Martino- Cei. Non ricordo se prima o dopo presentai a S. Anna accanto alla chiesa di S. Pietro il lavoro con il computer, ed una crocetta in ottone con ccd al posto della gemma al centro (Monsig. Roger venne a farmi visita, guardò con attenzione , ma non espresse alcuni giudizio), nella sede della regione nel’atrio esposi anche un’opera composta dai sei cd disposti in forma di croce, assieme al sonoro diffuso in tutta la sala di una registrazione di Giuseppe Cagliari.

2009 – Mostra collettiva “EPIPHANEIA: La speranza per-dono” a cura dell’UCAI – Palazzo della Regione.

Progetto VHS S Lorenzo Trento Osvaldo Maffei

Riflessione

Fatto questo elenco ecco alcune riflessioni ed alcune contestualizzazioni storiche della mia ricerca.

Il giorno 17 marzo 2020, c’è stata la chiusura dei cancelli del santuario di Lourdes, santuario che accoglie ogni anno milioni di fedeli in cerca di una guarigione miracolosa. E stato uno dei segni più evidenti delle conseguenze della pandemia Covid-19 che ha quest’anno ha colpito e impressionato la comunità cattolica internazionale. Il rettore Oliver Ribadeau Dumas, sostiene che era avvenuto solo durante la guerra e durante l’alluvione del 2013. Per non interrompere il legame con i fedeli, i cappellani della grotta di Massabielle continuano a pregare trasmettendo la diretta tv, pratica che sembra avere sostituito, per ora, il pellegrinaggio e l’immersione nelle vasche troppo pericolosa a causa degli inevitabili contagi.

A quella pratica antica cosi fisicamente legata all’esperienza del corpo ed del luogo in cui è apparsa la Madonna, si è dovuto sostituire un elemento di innovazione virtuale: messe online e videochat. Un canale alternativo al posto delle assemblee. Messe virtuali che rappresentano meglio di altri quel bagno nell’etere che sta compiendo la chiesa da lungo tempo: infatti direi ci siamo arrivati preparati.

Tralasciando il tema del successo commerciale e mediatico della cinematografia religiosa, che a partire dal cinema americano con Cecil B. DeMille (1881-1959) fino al film “La passione di Cristo”, del 2004 scritto e diretto da Mel Gibson, possiamo affermare che la chiesa non è nuova alle tecnologie per diffondere nell’etere le parole e o messaggi delle autorità eclesiastiche.

Il ricordo delle parole bibliche pronunciate da Pio XI quando, alla presenza di Guglielmo Marconi, inaugurò la Radio Vaticana è del 12 febbraio 1932, è ancora vivo. Nel 1954 , appena 7 giorni dopo l’inizio ufficiale delle trasmissioni Rai, fu trasmessa la prima messa in tv, che non smise mai di diffondersi fino ai giorni nostri a mezzo delle varie emittenti.

Il 27 giugno del 1963 di Paolo VI, nel suo solenne discorso in visita alla radio vaticana pronunciò queste parole:

Un tempo l’annuncio evangelico, che deve varcare i cieli e giungere il più lontano possibile, trovava il suo mezzo nelle campane, nei bronzei concerti che le nostre popolazioni per secoli hanno ascoltato, regolando sui loro rintocchi gli orari della giornata, le feste, le manifestazioni di gioia, di lutto e di speranza. Oggi, quanti sono addetti alla Radio Vaticana, cioè alla diffusione universale della voce di verità, possono essere considerati come lo strumento più adeguato ed anche più vicino alle esigenze del Ministero Apostolico. Il Papa, quindi, sarà sempre vivamente grato per lo zelo, mirante alla perfezione, in così eletta incombenza ed attività, nell’adempimento fedele dell’importante servizio.”

(http://www.vatican.va/content/paul-vi/it/speeches/1963/documents/hf_p-vi_spe_19630627_radio-vaticana.html)

Telepace , Nata da Radiopace, nel 1979 sotto la benedizione di Giovanni Paolo II, anticipa di gran lunga quella dimensione universale della messa in onda che troverà la sua massima esplicazione con l’avvento del digitale nel 1994. Oggi tv2000, l’emittente della Cei, raccoglie il meglio delle esperienze passate, trasmettendo, oltre al resto, eventi liturgici, l’attività e il magistero del Papa – che ogni giorno celebra L’Eucarestia – e il Santo Rosario, visibile sul digitale terrestre canale 28, sul satellite al canale 157 SKY, sulla piattaforma satellitare tivùsat al canale 18 e in streaming su www.tv2000.it.

Come si può dedurre da questa breve sintesi un percorso non è una novità eppure questa tremenda emergenza virus, non può che avvallare queste pratiche che comunque fino ad ora erano rimaste sospette, a mio parere in maniera abbastanza ipocrita.

Papa in Via del Corso Roma Marzo 2020

A questa tendenza ormai consolidata, sembra contrapporsi un altro gesto eclatante avvenuto domenica 15 marzo, dopo l’Angelus a Roma: Papa Francesco si è recato personalmente a pregare davanti al crocefisso di San Marcello, dichiarando qualche giorno dopo la necessità di riscoprire il rapporto di vicinanza. Di fatto contraddicendo l’ordinanza ministeriale di tenere le chiese chiuse, tanto che monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa (Amministrazione patrimonio sede apostolica) e già segretario generale della Cei, su “Avvenire”, è intervenuto per correggere il tiro dicendo che Tenere aperte le chiese, che assicurano il rigoroso rispetto delle norme emanate, è un modo per dire che il Signore… non si è messo in sicurezza”.

Non ci ingannino però le apparenze, questi gesti, cosi clamorosi non sono sempre spontanei, lo dimostra l’impatto mediatico che ha avuto la passeggiata a piedi del Papa su via del Corso deserta, non è che una pallida anticipazione della risonanza di tutte le celebrazioni che precedono la Pasqua 2020: la Via Crucis al Colosseo, la Domenica delle Palme. La Santa messa del 12 Aprile è ancora incerta. Che ci sia o non ci sia la partecipazione dei fedeli, si prevede che l’evento mediatico messo in campo possa superare di gran lunga le eccezionali dimensioni dello Streaming Live del sito Internet della Santa Sede che ha avuto 1.300.000 visitatori durante le esequie papali di Giovanni Paolo II, con punte di 54.000 connessioni contemporanee.

Preghiera di Papà Francesco sul Sagrato della basilica di San Pietro, 27 marzo 2020

Sin dalle origini il cristianesimo ha sottolineato il rapporto tra parola e immagine, nessuno avrebbe pensato che dal Concilio di Micea tenutosi più di 1600 anni or sono, ad oggi il Logòs avrebbe avuto una trasformazione così rilevante. La civiltà visuale, prospettata negli anni novanta da Derrick De Kerckhove, allievo di McLuhan (1911-1980) e descritta nel saggio “La civilizzazione video-cristiana”, in cui si dice che la coscienza collettiva sarebbe stata forgiata dal’ebraismo e dal cristianesimo capaci di impossessarsi delle tecnologie di comunicazione, è oggi messa alla prova. E’ paradossale che questo ulteriore salto epocale nella storia della comunicazione sia scatenato, non da forze ed energie titaniche, ma da un esserino cosi piccolo ed invisibile neppur degno di appartenere alla categoria dei viventi, ma capace di mettere in pericolo le nostre vite: il coronavirus, proveniente dalle terre di Confucio.

del Papa 25 febbraio aggiornamento dell’articolo con il video/preghiera del Papa trasmessa da Vatican News – Italiano, 74.200 iscritti. In questa edizione speciale de “Il Video del Papa”, il Santo Padre chiede di pregare per i malati e i sofferenti, ringraziando coloro che, uniti indipendentemente dalla loro tradizione religiosa o dalle loro convinzioni, pregano per le persone affette da questo virus.

Benedizione Urbi e Torbi, 27 marzo 2020
Benedizione Urbi e Torbi, 27 marzo 2020, sulla Piazza del Bernini deserta

Categoria

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=ltnDxdkTH28&feature=emb_logo