Buddleja 2
Giugno 5, 2018

Piccola commedia spettacolosa in tre atti per giovinetti e adulti diretta da Osvaldo Maffei con Paola Farinati voce narrante, Simon Coppolino fisarmonicista e Marta Pizzini violinista, Cristian Marchi Sound Design e Tom Palladio Saglia aiuto regia.

Filmato presso “SPAZIO OFF” via Venezia 5, Trento in occasione del Dolomiti Pride (20 maggio 2018). Riprese e montaggio Anna Vettori

https://www.youtube.com/watch?v=a7zwgl6EM0Q

Nuova edizione con un nuovo ingresso musicale: il violino di Marta Pizzini allo spazio OFF di Trento in occasione del Dolomiti Pride 2018 http://www.dolomitipride.it/eventi/

BUDDLEJA – LA LEGGENDA DELLE FARFALLE
    Provo a scrivere questa breve recensione non come “aiutante” di Osvaldo ma soprattutto come critico,  non di teatro specificatamente ma di arte in generale, anche se la mia radice di critica cinematografica  potrà predominare.
    La “Buddleja. Il   bacio delle farfalle”,  che  Osvaldo Maffei presenta come <  piccola commedia  spettacolosa in tre atti per giovinetti e adulti >, è una vera e propria fiaba, scritta dal Maffei per omaggiare il caro “nostro” amico e artista Franco Valentini e il suo lavoro di fabbricante di teatrini e burattini, in poco più di poche pagine e dialoghi, e quindi in un’ “operina”  teatrale di circa 20 minuti, che ricorda antiche poesie e poemi   – in prosa o meno – orientali, persiani o indiani in particolare.
    La storia dell’incontro tra il giovane Saber e l’uomo più grande che non ha nome (?), la loro iniziale amicizia  e in seguito il loro amore, e la soddisfazione di esso, continuamente rimandata nelle  stagioni  e  nei   luoghi   evocati,  richiama  tanti   testi  soprattutto  orientali  (di  poeti   e  mistici persiani, di filosofi indiani), ma anche dei corrispondenti occidentali di un periodo come quello dell’Alto   Medioevo,   come  per   esempio  di   un  Abelardo   omofilo  o   di  altri   pensatori  e   monaci cristiani che peroravano la causa del loro “amato” e “amante”.
La < ricerca di quel luogo che ognuno di noi sogna > dove poter realizzare il sogno del proprio amore e  la soddisfazione del relativo desiderio amoroso, <al  di là del bene e del male >, si traduce nella “quete” del luogo naturale dove appunto “la Natura” non crei loro ostacoli e anzi li possa aiutare, quete che si esplica in tre momenti e passaggi classici e “mitopoietici”.
La   prima nella scalata e nella ascensione alla vetta di una   montagna, con miraggio di un’orizzonte che abbaglia la vista e riscalda il cuore; la seconda è nelle profondità delle acque del (di un) mare tra coralli, pesci reali e magici, acque che non danno la morte ma ricreano un paesaggio confortevole e “amicale”, idoneo a un rapporto amoroso e a una relazione possibile; e infine sotto le spoglie e i rami di una buddleja, una pianta che aspira a essere mitica, dove finalmente potranno realizzare il loro Sogno e il loro Desiderio, tramite l’aiuto e la premonizione di uno stuolo di farfalle, animale simbolico e altrettanto mitopoietico, che sono chiamate per dare il loro contributo e la loro “benedizione” di figure “cardini” (le aiutanti magiche della “morfologia delle fiabe” di proppiana memoria) della storia fiabesca.
 E’  “solo” il dubbio della loro razionalità più auto-repressiva   che li costringe a rimandare la realizzazione del loro sogno e a far proseguire la loro quete, la loro ricerca del luogo giusto e
adatto al loro amore.
Ognuno può interpretare e decidere cosa sia questo Dubbio…   sia componente psicologica interna sia confronto con l’esterno e collegamento psichico sociale o comunitario.
Fatto stà che sarà l’ombra delle fronde della buddleja e < il bacio delle farfalle > a dare loro la possibilità e la volontà di  baciarsi, cioé realizzare il loro amore, e di instaurare un rapporto “concreto”, tramite la seduzione e la metafora del ballo che li unisce definitivamente  e < per sempre >, come i finali delle fiabe ci assicurano.
E’ lo strumento del teatro di marionette che ci permette di creare e di coltivare la poesia di questa fiaba e storia d’amore, un piccolo teatrino che richiama un più grande Teatro come a volte si definisce la Vita e la Realtà.
Sono le sagome delle piccole marionette, dei due personaggi, il paesaggio ricostruito con sete, veli e sciarpe colorate e pezzi di albero, steli di legno come pilastri, fili di luci…. che evocano la
fiaba, la storia, la ricerca, i luoghi, gli animali…
Le due marionette non sono solo le figure dei due personaggi narrati e resi materia vivente ma rappresentano pure l’essenza delle due età dell’umanità evocate, la giovinezza e la maturità, la possibilità della passione amorosa tra diversi.
I veli che ci trasportano nei luoghi fisici e li rappresentano con pochi emblemi, segni e simboli sono sì una rappresentazione che vuole esplicitare i tratti essenziali della natura vista e mostrata ma anche uno svelamento della complessità e della ricchezza degli elementi naturali e terrestri che la compongono e la riempiono.
Le luci che si susseguono, ora più calde, solari e di colori intensi, ora più tenui e smorzate, di colori tendenti al bluette, sono riprese dal basso verso l’altro o all’incontrario o quasi in diagonali per farci capire non solo l’evoluzione della storia e coinvolgerci nei cambiamenti delle emozioni evocate e richiamate, ma anche per indirizzarci verso la risoluzione della quete e per coinvolgerci nella sua intima e profonda duplicità e articolazione, nei vari passaggi della sua drammaturgica evoluzione.
E’ la voce della narratrice, calda e lineare come sono spesso le narrazioni fiabesche, con alcune punte vocali di empatico ardore nelle espressioni dei dialoghi, nei richiami agli elementi fantastici e mitici, oppure anche a quelli realistici e più razionali, che ci trasporta al di là dei luoghi e del Tempo nella ricchezza e nella complessità degli elementi cardine e topici della narrazione.
Sono i suoni di sottofondo e le musiche costruite, tra il classico moderno e contemporaneo e richiami folk di varie aree geografiche, con due strumenti chiave come il violino e la fisarmonica delle tradizioni musicali mondiali, a evocare e richiamare sia i suoni e i “rumori” dei vari luoghi e paesaggi rappresentati, sia a sottolineare le basi e i termini intimi delle emozioni e dei sentimenti che sono raccontati.
Sono, infine, ultime ma non meno importanti, essenziali, le  mani del burattinaio e del suo assistente, ora più visibili  nel pieno delle luci, ora più sfumate e oniriche nelle ombre che si
stagliano tra i vari cambi luministici, oppure nei riflessi quasi indistinguibili e indistinti del buio del palco e della sala teatrale, a creare quella parvenza di realtà che è visibile nel piccolo spazio del teatrino, a far volare la nostra fantasia e la nostra voglia di storie e di poesia al di sopra e oltre la semplice fiaba d’amore narrata.