CREARE LA PACE
Aprile 29, 2024

Im memoriam pacis

Osvaldo Maffei

Palazzo del Del Debbio

La scelta di fare una performance consistente nella deposizione di una corona commemorativa, in alloro fresco, con bossoli di ottone e fascia bianca su cui c’è la scritta dorata IN MEMORIAM PACIS, è dettata dal desiderio di fare chiarezza sui linguaggi della retorica che caratterizzano i riti e le cerimonie istituzionali. Il termine pace – descritto nei dizionari come una negazione, cioè come una situazione contraria allo stato di guerra – è di per se un “concetto astratto” che merita approfondimenti e ci impone di riflettere su che cosa sia veramente la guerra.

La domanda è se sia veramente esistito, in un mondo globalizzato, un periodo di vera concordia oppure no? Attraverso la sostituzione dei semi dorati, simbolo di fertilità, con dei bossoli calibro 223 Remington, ad uso venatorio e di precisione vagamente somiglianti alle munizioni della NATO l’immagine simbolica della corona d’alloro viene risemantizzata. L’opera nel suo complesso sta a significare la perdita e/o l’ assenza di un importante valore sancito dalla Costituzione Italiana, dalla Carta Unione Europea e dallo Statuto delle Nazioni Unite. Ci si chiede con coraggio se un valore cosi grande sia mai esistito veramente e compiutamente nella nostra realtà, e se negare questo dubbio non sia altro che una rimozione psicanalitica di massa delle nostre paure inconsce e profonde. E’ fortemente acclarata la data 1945, ricordata come la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio di un lungo periodo di pace (soprattutto in Europa), ma è stato veramente cosi? O forse proprio quella data a segnato l’inizio di un nuovo e difficile assetto geopolitico e storico intercontinentale, in nome della democrazia, che ancor oggi fa fatica ad assestarsi. Eppure da allora le cerimonie, i memoriali e le corone commemorative in ricordo della guerra, dei caduti, degli eccidi e delle distruzioni si sono sparsi nel mondo, anche se rari sono i memoriali della Pax ottenuta.

Il “Memoriale della della Pace”, la terribile madre di tutti i mausolei, costituita dalla Cupola dell’architetto ceco Jan Letzel, distrutta il 6 agosto 1945, dall’esplosione nucleare di Hiroshima, è una delle poche eccezioni che forse confermano la regola. Celebrare la fine della guerra esorcizza l’aspetto distruttivo e negativo dei conflitti, ma non incide minimamente sulle cause che producono e riproducono queste tragedie, cause che s’incarnano nell’essere multiforme della natura umana, con i suoi dubbi interiori, i suoi conflitti sociali e le sue zone d’ombra che forse solo l’arte è in grado di affrontare.

Nelle zone del fronte della prima guerra mondiale europea non è raro imbattersi in manufatti macabri, soprattutto croci, o vasi funerari, detti mirabilia. Essi sono realizzati con materiali riciclati provenienti dalle trincee, croci in ferro ottenute con schegge di granata, sostegni contorti, filo spinato. I bossoli in ottone di grande calibro, finemente cesellati con simboli religiosi e fiori vagamente Decò, ancor oggi fanno bella mostra nelle case delle Prealpi Alpine fra gerani, souvenir e rappresentazioni religiose polpolari. La Campana dei Caduti “Maria Dolens” di Rovereto, con i suoi 226.39 quintali di peso, rappresenta il culmine di questo tipo di arte. Ideata dal sacerdote roveretano don Antonio Rossaro, “per onorare i Caduti di tutte le guerre e per invocare pace e fratellanza fra i popoli del mondo intero” è stata fusa col bronzo dei cannoni offerti dalle nazioni partecipanti al primo conflitto mondiale. Inoltre non dimentichiamo che ancor oggi uno dei più famosi proiettili della storia è incastonato nella corona della Vergine al Santuario di Fátima: fu il dono di Giovanni Paolo II, per ringraziare la Vergine di averlo salvato dall’attentato di Ali Ağca in Piazza San Pietro del 13 maggio 1981.

Si ringrazia

Fioreria la Serra Rovereto

Via Don Antonio Rossaro, 38068 Rovereto TN