KEY LOOK
Settembre 29, 2018

di Osvaldo Maffei e Maurizio Marinelli

Esposizione d’ Arte Contemporanea mutAZIONI Simmetrie

La serratura (LOOK) appartiene al nostro quotidiano; ancor oggi essa, nella sua consistenza ergonomica, sostituisce l’immaterialità delle varie innovazioni del settore come, ad esempio, la password del pc.

Oltre ai molteplici significati simbolici, nello specifico, la chiave di Yale (KEY) così chiamata in onore dello statunitense Linus Yale (l’ inventore ispiratosi al funzionamento delle antiche serrature egizie e romane per brevettare la serratura a cilindro più famosa al mondo) è ciò che ha ispirato l’opera qui presentata. Unicità, modularità e specularità, sono le sue caratteristiche principali che la possono connettere al tema della mostra!

In questo nostro lavoro, però la presenza di una specularità non è immediatamente riconoscibile, ma va cercata nelle pieghe dei vari significati che emergono dalla visione e dalla manipolazione tattile dell’opera. 


Il Vaso di Rubin, la figura ambigua maggiormente conosciuta dello psicologo danese Edgar Rubin, ci può aiutare a capire meglio.
Inanzi tutto nel vaso di Rubin si possono riconoscere due profili neri su sfondo bianco, ma anche un vaso bianco su sfondo nero. Una doppia interpretazione. Solo una delle due può essere focalizzata, l’ altra assume la funzione di sfondo e viceversa.

Non è facile riconoscere immediatamente il profilo, scambiato per una normale seghettatura perché, nel nostro lavoro è stato aggiunto un elemento di complessità percettiva ulteriore: il significato relativo alla concetto di chiave prevale rispetto al resto. 

La relazione intrinsecamente simmetrica delle due chiavi emerge solo se valutiamo la figura e lo sfondo secondo il principio della specularità ribaltata. Da un punto di vista ergonomico tenere una chiave nella mano destra e una nella sinistra, accostandole fino a farle combaciare perfettamente, facilità il compito e così facendo otterremmo lo stesso risultato dell’esperimento di Rubin.

Tutto ciò ci induce a riflettere sul concetto di gestione delle informazioni top-down e bottom-up, e sul rapporto che esiste fra le figure (in se e per se prive di significato) e il senso che noi attribuiamo a loro stesse attraverso le parole che usiamo per definirle.

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Foto Marco Dalbosco