L’opera è un’istallazione site-specific composta da una scala realizzata con tastiere di vecchi computer posizionata al centro del cortile interno di Palazzo Fedrigotti, una macchina cifratrice “Enigma” posizionata all’ingresso del Palazzo, nell’area antistante il cortile, tre fari per l’illuminazione posizionati rispettivamente dietro alle finestre che si affacciano sul cortile.
La geniale e raffinata eredità lasciata da Alan Turing, che ha segnato dalle fondamenta gli sviluppi delle scienze informatiche, dell’intelligenza artificiale e della crittoanalisi, è enorme e in parte ancora ignota. Densa e misteriosa rimane la sua esistenza, segnata dalla collaborazione con il governo britannico per la decifrazione delle comunicazioni tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale, dalla persecuzione per omosessualità, fino al presunto suicidio a soli 41 anni avvenuto ingerendo una mela avvelenata, richiamo al suo film preferito, Biancaneve.
Le regole auree del settecentesco progetto del palazzo di Ambrogio Rosmini entrano in dialogo con un oggetto visionario e semplice, che rimanda al concetto di algoritmo come sequenza di passi elementari. La scala di tastiere si pone al centro dell’asse di una comunicazione segreta e fatta di segnali luminosi, che avviene dietro a due finestre affacciate sul cortile tra un emittente e un destinatario la cui presenza è suggerita, in maniera suggestiva quanto incisiva, dalla presenza della macchina cifratrice Enigma (1941), che accoglie il visitatore già all’ingresso del palazzo.
Con il patrocinio di Cimec, Dipsco, Museo Civico di Rovereto
Con la collaborazione di Luisa Canal, Francesca Piersanti, Alessio Trentini, Cooperativa Iter,sonorizzazione Gianluca Vettori e le coreografie di Gloria Potrich.