Negli ultimi tempi mi è capitato di trovarmi in contrapposizione, su alcune questioni di rilevanza politica, con persone che fanno parte della mia stessa piattaforma social. Poche volte a dire il vero, perché la scelta dei miei amici su Facebook è filtrata dalle mie preferenze, ma anche perché il mio stile spero sia tale da non suscitare particolari reazioni. Inoltre a parte la mia ostilità per i potenti e per gli arroganti, se possibile, scanso le polemiche su temi sensibili, e cerco di essere garbato attraverso l’uso frequente dell’ironia che smussa gli spigoli. Tutto ciò ben sapendo che comunque ciò non impedisce di esprimere un pensiero chiaro nel merito delle questioni.
Sono consapevole che queste poche contestazioni, come scintille possono slatentizzàre in veri e propri incendi, ma non mi preoccupo molto per ora.
Quello che invece mi preme è capire, rispetto alle risposte talora abbastanza decise (o offensive), quali dinamiche ho suscitato. Spesso dietro queste risposte credo di aver individuato dei disagi e delle ragioni che mi preme conoscere, sicché sono sempre pronto a chiedere scusa e, magari, a non fomentare questi fuochi.
Rimane però la questione di fondo, dato che i problemi nascono spesso in quest’ambito, “ Come si può fare politica attraverso i social? La suscettibilità va tenuta in considerazione?
Qualcuno sostiene che non sia possibile, io invece penso che sia addirittura indispensabile farlo (l’attuale situazione causata da continui look-down ne è la prova), purché l’obbiettivo, rifugga il chiacchiericcio da bar, e tenda verso il miglioramento della convivenza civile. Infatti, pur non cedendo alla retorica del dialogo a tutti costi come ci insegnava G. Vattimo, penso che comunque si possa dialogare anche senza scannarsi ogni volta.
Detto questo nessuno può sottovalutare il fenomeno dei biases molto frequente nel web e nei social network, dato che analisi e le considerazioni su queste piattaforme molto spesso sono superficiali. Per chi non lo sapesse cosa sono i biases cognitivi sono pregiudizi che nascono da “schemi sistematici di deviazione dalla norma o dalla razionalità nel giudizio”.
Esiste da qualche hanno a questa parte una enorme letteratura su ciò, in quanto essi sono spesso studiati in psicologia ed economia comportamentale. Purtroppo però, a parte chi li usa consapevolmente per influenzare i comportamenti e i giudizi della gente comune, sembra che nessuno voglia tenerne conto.
Credo che tutti noi spesso mostriamo eccessiva sicumera ed superbia , ritenendoci detentori della verità assoluta a tutti i costi, mentre sappiamo che questa verità è molto difficile da dimostrare.
Rimanendo in casa nostra Paolo Legrenzi, psicologo e accademico italiano, noto a livello internazionale nel campo della psicologia cognitiva, studia da anni questi processi cognitivi. Per questioni di brevità, per chi avesse voglia, consiglio di dare un’occhiata al lungo elenco di biases cognitivi che Gianni Gasparetto elenca nel link che segue. Egli oltre che ritenersi un appassionato di queste cose, divide i suoi interessi fra la finanza e l’arte. Nell’elenco che seguirà dopo il click si vede l’elenco dei nostri errori più comuni. E’ bene conoscerli pian pianino. Per brevità si dividono in pregiudizi (“freddi”), come il rumore mentale, o pregiudizi motivazionali (“caldi”), come quando le credenze sono distorte da buone intenzioni, egli stesso ci ricorda che entrambi gli effetti possono essere presenti contemporaneamente.
http://www.giannigasparetto.it/2020/01/07/lista-dei-biases-cognitivi/
Teniamo ben presente che molti di questi pregiudizi influenzano la formazione delle convinzioni, le decisioni economiche e commerciali e il comportamento umano in generale, e dunque influenzano anche il modo di processare le informazioni che ci provengono dal web, compresi i nostri piccoli miseri post che però entrano a far parte della enorme massa di informazioni messi a nostra disposizione.
Mai come in questi tempi la politica è uscita dai palazzi del potere, “includendo come soggetto la cosiddetta società civile, fatta di movimenti di opinione che cercano di sottrarla all’astrazione in cui è stata sempre confinata: la politica si fa globale e nella coscienza di molti si delinea come stato in costante divenire delle relazioni sociali ed economiche.” (https://it.wikipedia.org/wiki/Politica)
Questi “movimenti di opinione” nascono dall’aggregazione di persone che “dialogano” attraverso i mezzi di comunicazione, però non dimentichiamo che l’attuale temperie culturale non è il frutto dei social, ma è il televisore, che considero personalmente l’antitesi assoluta del dialogo civile. Infatti esso per quanto camuffato da dibattiti e forum è sempre un dialogo ad una sola via trasmettitore e ricevente. Dunque ben vengano le polemiche, purché nei limiti della decenza e del rispetto. Ad ognuno di noi poi spetta il il compito di discernere il falso dal vero, partendo dalla consapevolezza della nostra ignoranza. Forse è questo il vero senso della democrazia!